Cgil, Cisl e Uil sul piede di guerra: direttore generale Asugi latitante
A
due mesi dall’inizio dell’emergenza Covid 19, si fa ancora attendere il
confronto tra sindacati e Asugi area giuliana. Una situazione
incredibile, considerate le enormi criticità sul territorio legate al
Coronavirus, e che ha portato Cgil, Cisl, Uil di Trieste a denunciare
apertamente l’assoluto e incomprensibile silenzio del Direttore dell’Azienda sanitaria. “Stiamo da tempo chiedendo di
essere informati su ciò che sta accadendo a Trieste” ““ tuonano in un
comunicato stampa congiunto le tre organizzazioni sindacali che sul
territorio rappresentano oltre 50mila lavoratori e pensionati. “Eppure
fino ad oggi non c’è stata alcuna risposta da parte dell’Azienda: non
solo il mancato confronto non ci permette di informare correttamente e
rassicurare la nostra rete associativa sulla bontà delle azioni
intraprese, ma rivela anche scarsa capacità di visione. In un momento
così cruciale è evidente che vanno condivisi gli obiettivi e soprattutto
rafforzati i comuni sforzi per raggiungerli”.
due mesi dall’inizio dell’emergenza Covid 19, si fa ancora attendere il
confronto tra sindacati e Asugi area giuliana. Una situazione
incredibile, considerate le enormi criticità sul territorio legate al
Coronavirus, e che ha portato Cgil, Cisl, Uil di Trieste a denunciare
apertamente l’assoluto e incomprensibile silenzio del Direttore dell’Azienda sanitaria. “Stiamo da tempo chiedendo di
essere informati su ciò che sta accadendo a Trieste” ““ tuonano in un
comunicato stampa congiunto le tre organizzazioni sindacali che sul
territorio rappresentano oltre 50mila lavoratori e pensionati. “Eppure
fino ad oggi non c’è stata alcuna risposta da parte dell’Azienda: non
solo il mancato confronto non ci permette di informare correttamente e
rassicurare la nostra rete associativa sulla bontà delle azioni
intraprese, ma rivela anche scarsa capacità di visione. In un momento
così cruciale è evidente che vanno condivisi gli obiettivi e soprattutto
rafforzati i comuni sforzi per raggiungerli”.
Tante ed enormi sono le criticità portate alla luce da Cgil, Cisl, Uil, a
partire da quel rapporto tra popolazione, contagiati e decessi che deve
avere una immediata risposta, soprattutto per quanto riguarda le
categorie più fragili degli anziani e dei disabili. Sono i numeri a
parlare chiaro: confrontando i dati della Protezione Civile locale
nazionale, i decessi a Trieste rappresentano il 54,5% di quelli totali
registrati in Friuli Venezia Giulia (60 su 110) ed i contagiati nelle
case di riposo cittadine sono 115, pari al 21% dei positivi totali della
provincia (115 su 545), dato, peraltro, in continua crescita. “Inutile
dire che siamo preoccupati per i nostri anziani, sia quelli oggi
confinati ed isolati nelle case di riposo, lontani dai propri affetti e
particolarmente esposti al contagio, sia di quelli che attualmente
vivono da soli e hanno bisogno di maggiore sostegno”. Vale la pena
ricordare ““ incalzano per Cgil, Cisl, Uil, Michele Piga, Luciano Bordin e
Antonio Rodà ““ che al 30 giugno 2019 la popolazione del comune di
Trieste over 65 era del 28,3% (57.676 su 203.548) e i nuclei familiari
composti di una sola persona sono il 48,8% (51.481 su 106.155). I dati
peraltro, da fonti empiriche in nostro possesso, per impostazioni
metodologiche potrebbe essere sensibilmente sottostimati.
partire da quel rapporto tra popolazione, contagiati e decessi che deve
avere una immediata risposta, soprattutto per quanto riguarda le
categorie più fragili degli anziani e dei disabili. Sono i numeri a
parlare chiaro: confrontando i dati della Protezione Civile locale
nazionale, i decessi a Trieste rappresentano il 54,5% di quelli totali
registrati in Friuli Venezia Giulia (60 su 110) ed i contagiati nelle
case di riposo cittadine sono 115, pari al 21% dei positivi totali della
provincia (115 su 545), dato, peraltro, in continua crescita. “Inutile
dire che siamo preoccupati per i nostri anziani, sia quelli oggi
confinati ed isolati nelle case di riposo, lontani dai propri affetti e
particolarmente esposti al contagio, sia di quelli che attualmente
vivono da soli e hanno bisogno di maggiore sostegno”. Vale la pena
ricordare ““ incalzano per Cgil, Cisl, Uil, Michele Piga, Luciano Bordin e
Antonio Rodà ““ che al 30 giugno 2019 la popolazione del comune di
Trieste over 65 era del 28,3% (57.676 su 203.548) e i nuclei familiari
composti di una sola persona sono il 48,8% (51.481 su 106.155). I dati
peraltro, da fonti empiriche in nostro possesso, per impostazioni
metodologiche potrebbe essere sensibilmente sottostimati.
Le
preoccupazioni di Cgil, Cisl, Uil riguardano, però, anche i lavoratori
esclusi dalla possibilità di lavorare da casa per le attività essenziali
che svolgono, a iniziare dagli operatori della sanità in diretto
contatto con gli ammalati di Coronavirus, nelle strutture pubbliche e
private. Stando ai dati dell’Istituto Superiore della Sanità , aggiornati
al 30 marzo scorso, sono 190, pari al 14,4%, gli operatori sanitari
positivi in forza in Friuli Venezia Giulia, a fronte del 14,3% della
Lombardia e del 4,4% del Veneto. E sembra ““ si legge sempre nel
comunicato di Cgil, Cisl, Uil ““ che almeno la metà del personale
contagiato nella nostra regione sia attivo a Trieste.
preoccupazioni di Cgil, Cisl, Uil riguardano, però, anche i lavoratori
esclusi dalla possibilità di lavorare da casa per le attività essenziali
che svolgono, a iniziare dagli operatori della sanità in diretto
contatto con gli ammalati di Coronavirus, nelle strutture pubbliche e
private. Stando ai dati dell’Istituto Superiore della Sanità , aggiornati
al 30 marzo scorso, sono 190, pari al 14,4%, gli operatori sanitari
positivi in forza in Friuli Venezia Giulia, a fronte del 14,3% della
Lombardia e del 4,4% del Veneto. E sembra ““ si legge sempre nel
comunicato di Cgil, Cisl, Uil ““ che almeno la metà del personale
contagiato nella nostra regione sia attivo a Trieste.
“Non
possiamo poi non pensare anche agli altri lavoratori che sono a diretto
contatto con la popolazione, come quelli del commercio e dei servizi
strategici per il Paese” ““ aggiungono Piga, Bordin e Rodà . “Siamo molto
preoccupati sia per la carenza dei dispositivi di prevenzione necessari
allo svolgimento dell’attività lavorativa, sia per l’assenza sul
territorio di controlli sulla corretta applicazione del decreto
legislativo 81/08 sulla sicurezza sul lavoro, che prevede anche le
dotazioni di Dpi fornite ai lavoratori (mascherine, guanti,
sanificazioni, ecc. ) e per la totale assenza di linee di prevenzione
nella gestione dei contagi ora e alla ripresa delle attività produttive.
Frutto tutto questo di un insufficiente investimento sugli organici”.
Vigilanza, in prima battuta, in capo alle aziende sanitarie attraverso
le strutture di prevenzione, che ad oggi non svolgono attività sul
territorio, e poi a tutte le altre strutture di vigilanza statali, come
l’Ispettorato del lavoro, l’Inail e l’Inps. Stando a Cgil, Cisl, Uil
sarebbe poi molto carente anche la rivisitazione dei piani di
valutazione del rischio derivanti dall’infezione e la conseguente nuova
organizzazione del lavoro.
possiamo poi non pensare anche agli altri lavoratori che sono a diretto
contatto con la popolazione, come quelli del commercio e dei servizi
strategici per il Paese” ““ aggiungono Piga, Bordin e Rodà . “Siamo molto
preoccupati sia per la carenza dei dispositivi di prevenzione necessari
allo svolgimento dell’attività lavorativa, sia per l’assenza sul
territorio di controlli sulla corretta applicazione del decreto
legislativo 81/08 sulla sicurezza sul lavoro, che prevede anche le
dotazioni di Dpi fornite ai lavoratori (mascherine, guanti,
sanificazioni, ecc. ) e per la totale assenza di linee di prevenzione
nella gestione dei contagi ora e alla ripresa delle attività produttive.
Frutto tutto questo di un insufficiente investimento sugli organici”.
Vigilanza, in prima battuta, in capo alle aziende sanitarie attraverso
le strutture di prevenzione, che ad oggi non svolgono attività sul
territorio, e poi a tutte le altre strutture di vigilanza statali, come
l’Ispettorato del lavoro, l’Inail e l’Inps. Stando a Cgil, Cisl, Uil
sarebbe poi molto carente anche la rivisitazione dei piani di
valutazione del rischio derivanti dall’infezione e la conseguente nuova
organizzazione del lavoro.