La Cgil incrocia le braccia: contro la crisi meno austerity e più welfare
«Il lavoro non può essere considerato come una merce o una variabile dipendente. Qualsiasi politica economica basata solo sull’austerità e non sul sostegno alla ripresa e all’occupazione è destinata a produrre nuova crisi. Le testimonianze dei lavoratori intervenuti al comizio di oggi ne sono la drammatica testimonianza». È quanto ha dichiarato il segretario regionale della Cgil Franco Belci al termine della manifestazione regionale organizzata questa mattina a Trieste, in piazza Verdi, nel giorno della mobilitazione continentale contro l’austerity proclamata dalla
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Confederazione europea dei sindacati. Un migliaio i lavoratori che hanno animato il presidio e assistito al comizio concluso da Belci e animato dagli interventi dei lavoratori di alcune tra le principali aziende in crisi del Friuli Venezia Giulia.
Alla mobilitazione ha aderito la Cgil, che ha proclamato 4 ore di sciopero a livello nazionale, estese all’intera giornata nel pubblico impiego, nella scuola e nel terziario, cioè nei settori più toccati, direttamente o indirettamente, dai tagli della spending review e della legge di stabilità . «Tagli ““ ha ricordato Belci ““ che non si abbattono pesantemente solo sull’occupazione, come dimostrano i 4.500 esuberi individuati a livello nazionale nel pubblico impiego e le migliaia di precari a rischio nella scuola, ma che rischiano di ridurre drasticamente il perimetro dei servizi e delle tutele garantiti attraverso la pubblica amministrazione, l’istruzione, la sanità pubblica».
Da qui l’appello che il segretario rivolge alla Giunta regionale: «Sia pure all’interno di una finanziaria “povera” come quella che si prospetta per il 2013 ““ ha dichiarato ancora Belci ““ è indispensabile mantenere l’impegno a non ridurre i servizi nell’ambito del welfare e del mercato del lavoro, per garantire la tutela delle fasce deboli e arginare la crescita delle povertà . Così come è indispensabile rafforzare, a livello nazionale e regionale, gli interventi in materia di politica industriale. La ripresa, infatti, non può essere affidata soltanto alle strategie usa e getta delle imprese private: molti casi concreti stanno a dimostrarlo, dalla Fiat alla Sertubi».
Quanto all’adesione allo sciopero, i primi dati parlano di adesioni elevate sia nel comparto pubblico che in quello privato, per quanto consentito da una realtà pesantemente segnata dal ricorso alla cassa integrazione.