Poste: aumenta il lavoro, niente assunzioni. E il recapito soffre
L’aggravarsi dei carichi di lavoro dei postini e dei problemi di recapito della corrispondenza, dal momento che ogni portalettere avrà il carico il 25% di territorio in più, e un surplus di lavorazioni anche in fase di smistamento, tutto questo in assenza di nuove assunzioni o di conversioni di contratti part-time involontari in rapporti di lavoro a tempo pieno. Sono le ricadute del consistente taglio delle zone tradizionali di recapito deciso da Poste italiane e operativo da questa settimana, in vista dell’imminente varo di una Rete Corriere riservata alla consegna dei pacchi, che sarà attivata dal 28 luglio. A denunciare l’impatto su lavoratori e cittadini le segreterie provinciali di UilPoste e Slc-Cgil Trieste, in una nota firmata da Michele Rossi (UilPoste) e Maria Cristina Davanzo (Slc-Cgil).
I due sindacati di categoria, pochi giorni dopo il sit-in di protesta tenutosi lo scorso 4 luglio in piazza Vittorio Veneto, puntano il dito su una gestione del lavoro che non tiene conto dei maggiori carichi legati alle trasformazioni organizzative in atto. «L’azienda – si legge nel comunicato delle due sigle – ritiene sufficiente l’organico attuale e non necessario, dunque, provvedere alla trasformazione in full-time del contratto delle poche lavoratrici part-time, che si trovano a vivere con circa 800 euro mensili senza la possibilità di effettuare lavoro aggiuntivo o straordinario, riservato rigorosamente al personale full-time». Sotto accusa anche l’assenza di misure per far fronte al caldo: «Mentre con le normative si cercano di limitare le lavorazioni all’aperto nelle ore più calde, in Poste Italiane non si sostituiscono le borracce termiche arrugginite fornite l’anno scorso e si consegnano ai Portalettere solamente le scarpe invernali, che rendono il caldo ancora meno sopportabile».
