Case di riposo, Trieste paga l’immobilismo del sistema

Nelle ultime settimane la stampa si è occupata ripetutamente
di temi che riguardano gli anziani e in particolare le case di riposo. L’episodio
di violenza svoltosi in struttura privata, su cui stanno indagando la Guardia
di Finanza e la magistratura, è un episodio odioso e da condannare senza
esitazioni. Tuttavia a noi interessa evidenziare alcune questioni generali che
si delineano dietro le notizie delle ultime settimane.
La prima: il Consiglio regionale ha votato all’unanimità  un
emendamento presentato da Piero Camber che rinvia di ulteriori mesi la
conclusione del processo di riclassificazione delle case di riposo, cioè il
loro ammodernamento e la riqualificazione delle strutture e dei servizi.
Riclassificazione richiesta con forza dal sindacato pensionati e che si
trascina da troppi anni.
La seconda: emerge con chiarezza e per esplicita posizione
dell’Associazione dei proprietari l’assoluta mancanza di personale qualificato
per trattare le persone ospitate. Appare evidente che siamo di fronte ad un
serio problema economico, sociale ed etico. Il sistema di governo, sia del
centrosinistra che del centrodestra, non ha saputo o voluto affrontare con
decisione una questione impegnativa dal punto di vista dei costi e degli
interessi in ballo.
Le case di riposo private (a Trieste la maggioranza)
rispondono a una richiesta sociale e di mercato, ma sono imprese di profitti e
si muovono di conseguenza. Resta la domanda: com’è possibile che si guardi a
uno stato di fatto senza sostanzialmente aggredire il problema di fondo? Un
interrogativo al quale non rispondono le parole dell’assessore regionale
Riccardi e di quello Comunale Grilli, le cui rassicurazioni non ci
tranquillizzano affatto.
I sindacati pensionati di Trieste, da parte loro, hanno
presentato una serie di richieste a tutti gli enti preposti alla sicurezza
sociale, per affrontare in termini organici la questione anziani in città  e in
provincia. La risposta ai bisogni del sistema, pensato anni fa, va aggiornata e
rivista a fronte della concreta prospettiva che entro pochi anni la popolazione
con più di 65 anni sarà  un terzo del totale. È una questione con enormi
implicazioni economiche, sociali, istituzionali e culturali, ma qui non siamo
neanche in grado di formare le centinaia di operatori qualificati che mancano e
di dare condizioni logistiche adeguate, impegnando le case di riposo a fare le
cose dovute.
Peraltro l’episodio emerso negli ultimi giorni avviene nella
città  dichiarata “libera
dalla contenzione”. È necessario quindi che tutti riflettono
seriamente, perché gli anziani non sono numeri di rette o stanziamenti di
bilancio, sono persone. La città  deve fare la sua parte, e il sindacato
certamente non starà  a guardare.

Adriano Sincovich
segretario generale Spi Cgil Trieste