“Con le nuove Authority più integrazione tra porti e retroporti”

«È giusto puntare su una governance unica per i porti di Trieste, Monfalcone e San Giorgio di Nogaro, una cabina di regia capace di sviluppare le connessioni con la rete viaria, le ferrovie, gli autoporti, per creare nei fatti una piattaforma logistica capace di valorizzare la posizione strategica del Fvg e di contribuire al superamento della crisi». Il segretario regionale Valentino Lorelli ribadisce così il giudizio positivo della Filt-Cgil sul decreto Del Rio, la riforma del sistema portuale che prevede il superamento delle attuali Authorithy per lasciare il posto alle cosiddette Autorità  di sistema portuale, 15 a livello nazionale. Un giudizio che ricalca quello espresso dal leader nazionale della categoria, Alessandro Rocchi, che parla di una «riforma attesa, per permettere al nostro Paese di fare un salto di qualità  e raggiungere idonei standard nella fluidità  del trasporto merci, risolvendo i nodi critici presenti nei singoli porti e a livello di sistema».
La Filt condivide l’obiettivo di «sburocratizzare le procedure e stabilire un sistema di regole sul mercato del lavoro nei porti e nei retroporti, recuperando un gap che ci sta allontanando progressivamente dagli altri paesi europei e dando certezza di redditività  degli investimenti pubblici e privati». In questa logica, aggiungono Lorelli e Rocchi, «le Autorità  di sistema dovranno rappresentare un ente forte nei confronti del mercato del lavoro e delle imprese, attraverso innovativi strumenti di promozione e regolazione non solo delle attività  portuali, ma anche in quelle retroportuali, che si caratterizzano tuttora per una elevata precarietà  e conflittualità  del lavoro».
Ecco perché, secondo la Filt, «il processo di evoluzione delle authority deve superare la dimensione strettamente portuale per muoversi, secondo una visione coerente con le previsioni del piano per lo sviluppo dei porti, all’interno di sistemi logistici integrati imperniati sui porti». Un processo di innovazione, concludono Lorelli e Rocchi, «che deve partire dal sistema di regole con cui si affidano concessioni e autorizzazioni per poi adattarlo alle nuove esigenze, confermando l’applicazione del Ccnl dei lavoratori dei porti quale strumento minimo di regolazione, contribuendo alla qualificazione del lavoro e nel contempo a ridurre la frammentazione del ciclo delle operazioni portuali».