«Trieste Running Fest, l’organizzazione torni subito sui suoi passi»
«Come Cgil auspichiamo e chiediamo che si torni indietro su questa
assurda scelta, affinché lo sport torni ad essere un veicolo di unione e
non di apartheid». Il segretario generale Villiam Pezzetta, a nome di
tutta la segreteria della Cgil FVg, reagisce così alla scelta,
annunciata dagli organizzatori del Trieste Running Festival, di
escludere gli atleti africani. «Le spiegazioni addotte ““ prosegue
Pezzetta ““ suonano ipocrite e grossolane. Delle due cose l’una: o siamo
di fronte a una scelta deliberatamente razzista, o a una
sottovalutazione comunque colpevole, perché ammesso che le motivazioni
fossero veramente legate al trattamento degli atleti, gli effetti sono
comunque quelli, odiosi e inaccettabili, di una discriminazione di tipo
etnico. Chiediamo anche alle istituzioni e alle forze politiche, nessuna
esclusa, di dare un preciso segnale agli organizzatori, perché un passo
indietro è il minimo che si possa chiedere: una città interculturale e
cosmopolita come Trieste, e una regione come il Friuli Venezia Giulia,
che ha conosciuto sulla sua pelle il dramma dell’emigrazione, non
meritano queste figuracce e questi sfregi alla propria immagine.
Purtroppo però ““ conclude Pezzetta ““ non è la prima volta che diamo
esempio di scelte discutibili e pericolose, frutto anche di una politica
che punta a dividere, a escludere, a cavalcare un clima di di paura,
diffidenza e odio, invece di affrontare i veri temi e le vere sfide: il
lavoro, un welfare e una sanità pubblica all’altezza dei bisogni, un
giusto salario contro la povertà , la solidarietà e la difesa dei diritti
civili».
assurda scelta, affinché lo sport torni ad essere un veicolo di unione e
non di apartheid». Il segretario generale Villiam Pezzetta, a nome di
tutta la segreteria della Cgil FVg, reagisce così alla scelta,
annunciata dagli organizzatori del Trieste Running Festival, di
escludere gli atleti africani. «Le spiegazioni addotte ““ prosegue
Pezzetta ““ suonano ipocrite e grossolane. Delle due cose l’una: o siamo
di fronte a una scelta deliberatamente razzista, o a una
sottovalutazione comunque colpevole, perché ammesso che le motivazioni
fossero veramente legate al trattamento degli atleti, gli effetti sono
comunque quelli, odiosi e inaccettabili, di una discriminazione di tipo
etnico. Chiediamo anche alle istituzioni e alle forze politiche, nessuna
esclusa, di dare un preciso segnale agli organizzatori, perché un passo
indietro è il minimo che si possa chiedere: una città interculturale e
cosmopolita come Trieste, e una regione come il Friuli Venezia Giulia,
che ha conosciuto sulla sua pelle il dramma dell’emigrazione, non
meritano queste figuracce e questi sfregi alla propria immagine.
Purtroppo però ““ conclude Pezzetta ““ non è la prima volta che diamo
esempio di scelte discutibili e pericolose, frutto anche di una politica
che punta a dividere, a escludere, a cavalcare un clima di di paura,
diffidenza e odio, invece di affrontare i veri temi e le vere sfide: il
lavoro, un welfare e una sanità pubblica all’altezza dei bisogni, un
giusto salario contro la povertà , la solidarietà e la difesa dei diritti
civili».