Trieste e la crisi industriale: sindacati all’attacco del sindaco
Cgil Cisl e Uil con i segretari provinciali Michele Piga, Luciano Bordin e Antonio Rodà esaminano la crisi dell’industria che attanaglia Trieste e vanno all’attacco del sindaco Dipiazza. La protesta sfocerà venerdì 15 novembre con un presidio in piazza Unità alle ore 15 e con assemblee nei luoghi di lavoro. I sindacati puntano l’indice dunque il sindaco affermando che Di Piazza ignora o finge di ignorare la crisi del settore industriale a Trieste, che presenta possibili pesanti ricadute occupazionali e 1500 posti ritenuti a rischio, comprese le attività indotte, con una forte concentrazione in Ferriera. I principali punti critici sono Wärtsilä, Flex, Sertubi, Burgo, Dukcevich e Colombin.
In particolare Michele Piga ha sottolineato che «Dipiazza non può fare finta di niente o dire che il Comune non ha gli strumenti di azione in ambito industriale. Perché il Comune è presente nel Coselag (ex Ezit, ndr), è proprietario di un asset straordinario come Porto vecchio, è firmatario di un accordo di programma sull’area di crisi industriale complessa. Mi ricordo del sindaco, quando lo scorso 19 febbraio abbandonò una riunione convocata in via Trento dall’assessore regionale Bini, dedicato alla crisi industriale triestina. Era disturbato dalle cattive notizie. A Dipiazza rammento che sono 14.000 i lavoratori nel manifatturiero e che un’economia sana non può fondarsi solo sul turismo, ma deve contemperare tutte le energie presenti e attivabili».
Insomma con 7000 disoccupati, Triestina non sta vivendo affatto un momento magico. Serve una politica industriale che promuova gli investimenti. Quanto all’Autorità portuale, Piga puntualizza: «Stiamo attenti a non immiserire l’opportunità puntofranchista in un enorme magazzino. La logistica non sfama la città . Coselag è uno strumento che va rivisto, nella gestione e nelle finalità , perché sono assenti imprese e sindacati»