Via della seta, una grande opportunità  che non deve essere sprecata

Il dibattito di questi giorni sull’ingresso dei cinesi nel porto di Trieste e sulla Via della seta ha assunto una portata e una dimensione non solo italiana ma mondiale, per le implicazioni sull’assetto economico e politico globale. 
Il porto di Trieste, dal 2014 ad oggi, grazie anche alla riforma del sistema portuale e alla positiva spinta dell’attuale dirigenza dell’Authority, ha avuto un graduale e costante aumento dei traffici e un conseguente aumento della buona occupazione. Sono raddoppiate le merci da e per il porto trasportate su rotaia, i treni sono passati da 5.000 del 2014 a 10.000 del 2018, favorendo una modalità  di trasporto più sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale. Perché questa tendenza virtuosa prosegua e si rafforzi è indispensabile prevedere investimenti importanti nell’infrastruttura ferroviaria (potenziamento di Trieste Campo Marzio e aumento della capacità  della linea, soprattutto tra Bivio Aurisina e Bivio San Polo). 
Già  adesso nel porto triestino sono attivi, oltre ad aziende italiane, anche operatori stranieri: è comprensibile e normale in un porto internazionale, crocevia di due grandi corridoi europei. Ma non basta: la cosiddetta Via della seta è il più grande piano economico-infrastrutturale di sempre, quindi è verosimile che l’impatto anche sul porto e sull’economia del nostro territorio sarà  rilevante. Può rappresentare una grande occasione di sviluppo per l’area triestina e per l’intera regione: sbaglia quindi, secondo noi, chi si oppone in modo aprioristico.
Vero è che piani di questa portata così rilevanti devono essere preceduti da accordi stringenti, dentro una cornice nazionale ed europea, che garantiscano un ritorno economico per il territorio e nel contempo il rispetto delle leggi, dei contratti, dei trattati internazionali. Spetta alle forze politiche ed economiche nazionali e regionali trovare le soluzioni appropriate, senza perdere questa opportunità  e facendo pesare il grande vantaggio competitivo dovuto alla posizione strategica, di fatto al centro dell’Europa, ai fondali che consentono l’attracco anche delle navi più grandi. E facendo anche in modo che le merci non siano solo di passaggio, ma trovino un tessuto industriale e logistico capace di trasformarle e distribuirle creando valore aggiunto per il territorio. 
Per riuscirci c’è bisogno di grande credibilità  e coesione della classe politica ed economica, del coinvolgimento vero delle organizzazioni sindacali, di preservare più che mai il ruolo pubblico dell’autorità  di sistema portuale. È fondamentale che vengano rispettate le regole italiane sul lavoro, il contratto nazionale di lavoro, le norme sulla sicurezza, la qualità  della vita, che si garantisca lavoro alle imprese locali e buona occupazione ai lavoratori. La Filt-Cgil ritiene che, se sono garantite queste condizioni di dignità  del territorio e del lavoro, se questo passaggio epocale viene governato con autorevolezza, possano essere superate le comprensibili riserve, le diffidenze e i timori.
Valentino Lorelli (Filt-Cgil Fvg)
Paolo Peretti (Filt-Cgil Trieste)