Addio a Marino Sossi, una vita dalla parte dei più deboli

È morto ieri nella sua Trieste Marino Sossi, uno dei volti più noti della Cgil giuliana, ucciso a 72 anni da un male di fronte al quale anche i combattenti di razza devono alzare bandiera bianca. Lui, che di bandiere ha sempre preferito quelle rosse, non amava il verbo arrendersi, abituato com’era a stare dalla parte dei più deboli, di quelli che magari hanno già  perso in partenza ma che nonostante questo, un po’ come Ettore contro Achille, non rinunciano mai a battersi.
A sinistra da sempre, come raccontava qualche anno fa in un’intervista al “Piccolo”, parlando del piatto di minestra che la nonna metteva da parte nel caso in cui un povero bussasse alla porta, Marino Sossi è stato uno degli esponenti più carismatici della Cgil triestina, a lungo leader di quel sindacato della Funzione pubblica in cui militò fin da ventenne, passato da un diploma al nautico agli uffici del Comune. Rappresentante di una parte del mondo del lavoro che la vulgata dei mass-media e dell’opinione pubblica definisce tutelata, da sindacalista seppe battersi con forza anche per i lavoratori degli appalti, dei servizi esternalizzati, per quei precari il cui numero continua a crescere anche nella sfera pubblica.
Battaglie proseguite, dopo la pensione, anche sui banchi del consiglio comunale, eletto nel 2011 nelle file di Sinistra e libertà , e nella campagna per le amministrative del 2016, che lo videro schierato, con la sua consueta carica di grinta, ideali e di ironia, come candidato sindaco di Sel: l’ennesima battaglia combattuta sapendo di non poter vincere, ma mettendo anche nella politica, come aveva sempre fatto nel sindacato, «la generosità  e l’ostinato impegno a difesa di chi rappresentava anche quando le situazioni erano compromesse», come scrive nel suo saluto l’ex segretario generale della Cgil di Trieste e del Friuli Venezia Giulia Franco Belci.
Alla figlia Nina e alla moglie Rossana, che per Marino è stata inseparabile compagna nella vita e nel sindacato, il cordoglio di tutta la Cgil del Friuli Venezia Giulia e di Trieste. Quella Cgil che Marino ha sempre considerato la sua casa, anche quando le strade della vita e delle idee potevano vederli muovere in direzioni diverse.