No ai muri, in 300 con lo Spi Cgil sul valico tra Slovenia e Croazia

Oltre 300 persone,
in rappresentanza di 13 organizzazioni
sindacali
dei pensionati di 10 paesi
europei, si sono ritrovati oggi sul confine
tra Slovenia e Croazia
, fra Obrezje e Bregana, per dire no a muri e fili
spinati, e spingere invece verso un’Europa solidale, dove si affermino i valori
di pace, libertà  e giustizia. Obiettivo dell’iniziativa, organizzata dal
sindacato pensionati Spi-Cgil del
Friuli Venezia Giulia, con il supporto dello Spi Veneto e di quello nazionale,
lanciare un appello forte «a sostegno di un’Europa che sappia essere unita
nella diversità , nel segno dell’integrazione, della convivenza civile e della
solidarietà ».

Al termine del presidio, che ha coinvolto sindacati dei
pensionati di Italia, Slovenia, Croazia, Austria, Bosnia Erzegovina, Ungheria,
Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia, un corteo ha raggiunto la vicina
Jesenice na Dolenjskem per un breve saluto dei segretari generali di Spi, Sus
(Slovenia) e Suh (Croazia) e per la firma di un impegno comune per la costruzione di un’Europa unita, giusta e
solidale, in continuità  con quegli
ideali di pace, giustizia, eguaglianza sociale e convivenza civile che sono
alla base della sua costruzione e rappresentano le sue più forti fondamenta.

Nel documento i sindacati rivolgono un appello ai governi
dei rispettivi paesi e all’Unione Europea perché, nella gestione dei flussi
migratori, prevalgano la solidarietà  e l’obbligo morale di aiutare e trattare
i profughi in modo umano e dignitoso, nella sicurezza e nella legalità , anche
attraverso una nuova disciplina europea in grado di garantire una loro giusta
distribuzione tra tutti gli stati membri. I sindacati chiedono inoltre che i
Governi ratifichino la Convenzione internazionale per la protezione dei diritti
di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie e le analoghe Convenzioni
dell’Organizzazione internazionale del lavoro.

Nella
dichiarazione congiunta, i firmatari si impegnano con determinazione per la
costruzione di un’Europa unita, giusta e solidale nella continuità  di quegli
ideali di pace, giustizia, eguaglianza sociale e convivenza civile che sono
alla base del suo sogno e le sue più forti fondamenta. Soprattutto di fronte
all’ondata di disperati che, anche lungo quella rotta balcanica di cui è parte
la frontiera sloveno-croata, fuggono dalla guerra e da condizioni di vita
miserabili, a cui non si può rispondere con i reticolati di filo spinato tra
gli stati europei ma solo con la riaffermazione dei diritti indivisibili
dell’uomo, a prescindere dalla religione di appartenenza o dal paese di
provenienza.