Porto traino del territorio, ma al sistema serve una regia più forte
(da Il Piccolo – Cronaca di Trieste – 8 luglio 2022) Il porto può e deve diventare il fulcro dell’economia triestina e regionale, perché sta operando al meglio e può diventare il traino del tessuto produttivo del territorio. Serve però una programmazione politica che ne sostenga la crescita e attualmente questo fattore non c’è. Questo, in estrema sintesi, il risultato del dibattito proposto dalla Cgil e intitolato “Porto e industria per il rilancio economico del territorio”, che ha aperto a Prosecco la tre giorni di approfondimento sui temi dell’economia locale organizzato dalla sigla, moderato dalla condirettrice de Il Piccolo, Roberta Giani.
L’introduzione è stata fatta dal segretario provinciale, Michele Piga, il quale ha ricordato che siamo «al cospetto di una competitività fra porti, che va affrontata operando sull’efficienza, sull’intermodalità , sui costi». Piga ha poi osservato che «tutto questo deve riflettersi sull’intera economia cittadina, da rafforzare recuperando aree, partendo dalle bonifiche. Serve infine una volontà politica sul territorio, che valorizzi il lavoro, creando opportunità d’impiego di qualità ».Tema quest’ultimo ripreso da Villiam Pezzetta, segretario generale della Cgil del Friuli Venezia Giulia. «Il tema industriale deve diventare centrale – ha esordito – soprattutto in questo momento. Quella attuale, anche in vista dell’utilizzo del Pnrr, dovrebbe essere il momento della programmazione. Calando il discorso sul Friuli Venezia Giulia – ha proseguito – è evidente che il porto di Trieste deve diventare fulcro dell’intera economia regionale. Il territorio della regione va inteso come un grande retroporto, funzionale ai traffici, attraverso il potenziamento del comparto manifatturiero. Manca però una visione politica complessiva che possa delineare un percorso adatto a raggiungere l’obiettivo indicato. Per questo non bisogna proseguire a spezzoni, ma definire un piano complessivo. Compito della politica è di creare le condizioni per lo sviluppo».Vittorio Torbianelli, segretario generale del Porto di Trieste, ha rispiegato che «il porto ha un ruolo di facilitatore, di creatore di opportunità per un sistema produttivo complessivo. Oggi il nostro porto è posizionato a livello europeo, ma per crescere, l’economia locale ha bisogno di spazi, servizi di supporto, la realizzazione delle bonifiche. Vogliamo essere ottimisti perché segnali di ricostruzione ci sono. L’importante è individuare percorsi di armonizzazione dei vari settori produttivi».Natale Colombo, segretario nazionale della Filt Cgil si è detto meno ottimista, richiamando l’attenzione sulla «necessità di un risveglio della politica. Il porto di Trieste è il primo scalo ferroviario del paese, perciò attorno allo scalo giuliano bisogna lavorare e creare le giuste sinergie, riportando qui le attività che sono state delocalizzate». Alessandra Primiceri, amministratrice delegata del Coselag, ha evidenziato che «arrivano di frequente richieste per nuovi insediamenti industriali» nell’area ex Ezit «ma dobbiamo rispondere negativamente per mancanza di spazi» (ugo salvini)